La promozione e il sostentamento della compagnia ospedaliera della Beata Maria Vergine potè contare sul supporto dell'autorità ecclesiastica che promuoveva indulgenze in grado di attrarre la devozione popolare e di indirizzarla verso scopi di pubblica utilità. La Società della Beata Vergine Maria di Imola, denominata anche Società di Santa Maria delle Laudi o Compagnia dei Devoti, si sviluppò dopo il 1260 in seguito alla predicazione del frate laico Raniero Fasani da Perugia, iniziatore delle pratiche dei disciplinati e dei flagellanti, e propagatore di forme devozionali e di attività assistenziali. La compagnia imolese si dedicò all'assistenza dei pellegrini e dei poveri, dando vita all'Ospedale di Santa Maria dei Devoti o della Scaletta. Il culto della Vergine spiega la presenza ricorrente dell'immagine mariana nei documenti. I documenti esposti furono prodotti per incentivare l'adesione alla Compagnia.

Indulgenza concessa alla Società della Beata Vergine Maria, 1335

L'’indulgenza fu emanata ad Avignone, all’epoca sede papale, da 12 vescovi che concessero ciascuno 40 giorni di indulgenza a tutti gli appartenenti alla Società e a tutti coloro che avrebbero compiuto azioni di bene a suo favore. Il documento presenta la cifra stilistica transalpina dall’impianto lineare e dai colori tenui, tipica di tale produzione.

Indulgenza concessa alla Società della Beata Vergine Maria, 1455

Nell’indulgenza il vescovo di Imola Gaspare da Bologna deliberava 40 giorni di indulgenza a favore della Società. L’iniziale e il fregio a motivi fogliacei si inseriscono in modo coerente nella produzione padana tra Tardogotico e Rinascimento, e presentano diversi punti di contatto sia con la coeva decorazione libraria emiliana, sia con quella pittorica imolese.


Bim, Archivio dell'Ospedale S. Maria della Scaletta di Imola.



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